Scrivo.
Sospesa
Avvolta in una bolla, in un silenzio ovattato.
In cui rimbombano tante domande.
Scrivo.
Su uno dei miei tanti diari cartacei.
Scrivo, quando le mani non fanno troppo male.
E’ più facile con la tastiera del computer o del cellulare, ma ogni tanto riprendere la penna in mano è per me pura meraviglia.
Anche se la calligrafia non è più quella di una volta, ora che la mano destra è la più dolorante, e le dita fanno fatica a tenere la penna in mano.
Sospesa.
Scrivo, e non posso farne a meno.
Nelle orecchie risuona la musica dei Coldplay, dei Linkin Park (“One more light” e “Iridescent” due capolavori per me) e dei One Republic.
Sospesa, al ritmo di musica.
Continuo a domandarmi come sarà il dopo e soprattutto quando arriverà questo domani.
Sarà diverso?
Sarà difficile?
Sarà triste?
Stare chiusa in casa, ormai da più di un mese, senza vedere la mia famiglia, senza una bella camminata come si deve all’aria aperta, comincia ad essere faticoso.
Non è facile gestire questo tempo, sospeso, come l’aria, mentre noi siamo stati catapultati in un limbo da cui cerchiamo di uscire, impauriti.
Sospesi tra il prima e il poi, quel poi di cui forse abbiamo un po’ timore, ma che non vediamo l’ora arrivi.
Mi pongo tante domande, di cui non ho alcuna risposta, ma forse l’unica cosa a cui posso aggrapparmi, è il come vorrei essere dopo. Dopo tutto questo. Perché la vera sfida sarà questa.
Accettare il nuovo, senza combatterlo e cercare di trarne beneficio, per stare bene.
Senza sentirmi più sospesa.
Sospesa tra la me spaventata, e la me che vorrei diventare.
E’ difficile mantenere la calma, gestire l’ansia che in questi ultimi giorni è aumentata parecchio, lo ammetto.
Cerco di mettere da parte i miei pensieri egoisti, su ciò che desidero per me, e cerco di mantenere viva quella vocina che continua a dirmi di concentrarmi sulle piccole cose, perché mai come ora sono fonte di pura felicità, semplice, senza fronzoli.
Quei piccoli momenti che diventano pura meraviglia e a volte si trasformano in risate sguaiate che fanno bene.
Sospesa.
Impossibile congelare il nostro tempo insieme alle nostre vite chiuse in casa.
Il tempo, egoista ed irriverente, va avanti, incurante delle nostre vite messe in pausa, prosegue il suo cammino e a noi per ora non resta che accettare tutto questo e rimanere a guardare, increduli, spaventati.
Siamo spettatori sospesi in un tempo che non sembra appartenerci.
Sto cercando di lasciare indietro la rabbia e cerco di domare la paura.
Cerco di circondarmi virtualmente di persone solari, positive, belle. Quelle persone che non scalpitano, non urlano, non creano agende impeccabilmente ricche di cose da fare, non cercano un palco dove esibirsi.
Ma cercano il bello, sorridono, comunicano meraviglia con piccole cose.
Com’era quella frase? “Fai dell’ordinario lo straordinario”
E allora mi cambio, mi faccio la piega, un filo di trucco, la crema antirughe, una goccia di profumo ogni tanto, un tocco di colore.
Mi guardo e vedo me stessa, sospesa, ma sempre uguale. Forse più paffuta, o forse no.
Insicura, a tratti terrorizzata, ma al sicuro, coccolata, amata.
E allora, anche se mi senso sospesa, mi basta, per ora mi basta.
LINKIN PARK “One More Light”
“If they say
Who cares if one more light goes out?
In a sky of a million stars
It flickers, flickers
Who cares when someone’s time runs out?
If a moment is all we are
We’re quicker, quicker
Who cares if one more light goes out?
Well I do”
@photocredit by Unsplash.com
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